Avviato a Melfi il ciclo di eventi “Nitti &”

Avviato a Melfi il ciclo di eventi “Nitti &”
La conferenza d’apertura su “Nitti & Fortunato” è stata tenuta dal Prof. Francesco Barbagallo.

foto Barbagallo

Ha destato molto interesse e riscosso un notevole successo di pubblico la conferenza su “Nitti & Fortunato” organizzata a Melfi, presso il centro culturale dedicato allo statista lucano, dall’Associazione “Francesco Saverio Nitti” (socio fondatore della omonima Fondazione unitamente alle istituzioni territoriali e nazionali) nell’ambito del ciclo di eventi “Nitti &” dedicato a Nitti in rapporto con altre personalità significative del suo tempo. Hanno introdotto la conferenza d’apertura il direttore dell’Associazione Gianluca Tartaglia, il sindaco di Melfi Livio Valvano, che ha sottolineto “l’opera meritoria che l’Associazione Nitti sta svolgendo a favore della crescita culturale non solo della comunità locale”, mentre la presidente dell’Associazione stessa Patrizia Nitti (nipote dello statista) ha rimarcato l’autorevole relazionalità dello statista. “Nel ricordo di famiglia, Nitti era una figura che in Italia e all’estero – anche nei lunghi anni dell’esilio a Parigi – teneva ‘la porta aperta’, nel senso di coltivare amicizie e relazioni soprattutto di tipo intellettuale, ma anche confronti con figure che esprimevano formazione diversa. Non gli mancava la franchezza nei giudizi personali e, anzi, gli veniva rimproverata una tendenza persino sferzante nelle opinioni. Ma nei suoi libri, culturalmente autorevoli, vi è anche riconoscimento e gratitudine per il pensiero delle intelligenze del suo tempo e della storia. Per questo credo che la rivisitazione che proponiamo desterà interesse”. Per il Presidente della Fondazione Nitti, Prof. Stefano Rolando, “Con questo ciclo al ‘Centro culturale Nitti’ di Melfi arriva il profilo relazionale dello statista, del politico, dello scrittore e dell’intellettuale che Nitti fu. Mentre la Fondazione sta avviando la raccolta e la selezione di circa 25 mila lettere scritte da Nitti a mezzo mondo, qui saranno raccontate le storie di cinque relazioni interpersonali con figure che appartengono alle varie tipologie della cultura politica del ’900 italiano. Come sempre non è solo per gettare lo sguardo all’indietro, anche se coltivare la storia è ormai controcorrente. Ritrovare lo spessore di un ceto politico che coniugava poteri e saperi, con lo sguardo fisso all’interesse dell’Italia e dell’Europa, lo si capisce facilmente, è una bussola per l’oggi”. Nel corso della sua conferenza il Prof. Francesco Barbagallo, docente di storia contemporanea all’Università di Napoli e presidente della Fondazione “Giustino Fortunato” ha sottolineato come “Tra ’800 e ’900 Nitti combatte una battaglia politico-culturale per l’espansione produttiva e la solidarietà sociale, per la formazione di una classe dirigente moderna in Italia. La sua ambiziosa strategia politica coniuga sviluppo produttivo, democrazia economica e riforme sociali e propone una alleanza riformatrice di imprenditorialità produttiva, organizzazione dei lavoratori, intellettualità tecnica. L’originalità del suo programma per lo sviluppo del Sud consisterà nell’obiettivo di un tendenziale riequilibrio in direzione meridionalistica del processo di industrializzazione e di modernizzazione produttivistica della società italiana nel ’900. Presidente del Consiglio pubbliconel 1919-1920, Nitti dimostrerà la sua capacità di stringere insieme progetti di rinnovamento interno e prospettive di riequilibrio internazionale. L’avversione di Nitti agli eccessi del trattato di Versailles imposti dalla Francia alla Germania era fondata sulla convinzione, confermata drammaticamente dalla storia successiva, che non ci sarebbero stati sviluppo e pace in Europa senza la reintegrazione nel circuito politico ed economico della Germania e della Russia. Nella primavera 1920 dirà inascoltato: <Non esiste più un problema nazionale, ma un problema europeo”. Il calendario di “Nitti &” proseguirà il 13 ottobre prossimo con la conferenza su “Nitti & Salvemini” della prof.ssa Leandra D’Antone dell’Università di Roma 1.

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