Il civismo come e quando può contribuire a salvare la democrazia?

Il tema del secondo incontro sulle “Questioni post-nittiane” che Fondazione Nitti e Associazione Nitti hanno dedicato a Melfi al rapporto tra politica e società è di quelli per cui non bastano una o due ore di discussione per mettere in chiaro i tanti aspetti: “Buona e cattiva società condizionano buona o cattiva politica”.
“L’idea, che ha circolato un po’ in Italia, secondo cui la politica è cattiva e la società è buona non ha senso”, è stato detto per spiegare il senso del titolo dell’incontro. Meglio perseguire l’idea che se la società viene presidiata da valori, etica, principi, buona educazione – in una parola da “civismo” – essa esprimerà una domanda di politica corretta e orientata agli interessi generali. Oppure, evidentemente, il contrario. Questo l’approccio di base anche dell’ultimo libro di Stefano Rolando, professore all’università di Milano e presidente della Fondazione “Francesco Saverio Nitti” a Melfi che, proprio a Melfi, sabato 19 dicembre ha discusso attorno a “Civismo politico-Conquiste, percorsi, limiti” (libro da poco edito da Rubbettino) con l’ ex-sindaco della città Ernesto A. Navazio e l’attuale assessore al Bilancio della città Alessandro Panico. L’auditorio del Centro culturale Nitti, come sempre, gremito e attento nel corso del dibattito introdotto da Gianluca Tartaglia.1475785_10205363229625698_6625328172879382943_n
Nel corso della discussione è emersa la ben nota crisi di reputazione dei partiti politici in Italia, intesi come incanalatori della partecipazione dei cittadini a formare le leve decisionali (politiche, legislative, amministrative). Così da riconoscere anche che, in varie realtà e in certi momenti, l’ aggregazione appunto civica dei cittadini, non solo attorno alla “domanda” di politica ma anche attorno alla “risposta” di politica può aiutare e forse anche salvare la democrazia.
Navazio si è dichiarato favorevole al ruolo delle liste civiche a fronte della crisi dei partiti. Panico ha ritenuto che il ruolo civico è utile alla democrazia piuttosto se e quando è federato ai partiti anche per sollecitarne il miglioramento.
“Una cosa deve però essere chiara – ha precisato Stefano Rolando – per civismo politico non si può intendere il riciclo della politica professionistica. E nemmeno il trapianto di cittadini senza arte nè parte nella assunzione di responsabilità complesse. Ma il trasferimento di reali competenze da contesti che esprimono davvero il farsi carico di interessi generali – come il volontariato, l’educazione, l’associazionismo solidale o di difesa del bene comune – per dare soluzioni a problemi di coesione, crescita, sviluppo di contesti laddove essi rischiano di essere preda di affarismo, di influenze della illegalità o anche solo di apparati autoreferenziali senza vera cultura sociale”.

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